Slarina / Cellerina

Testo e Foto: C.N.R - I.V.V.  Anna Schneider, Stefano Raimondi

Storia e sinonimi

La denominazione ‘Slarina’ è quella impiegata dal conte Nuvolone (1799) nella più antica citazione conosciuta, e, nella variante ‘Slarinna’, dal De Cardenas (Acerbi, 1825) e da quegli autori che a lui si riferiscono (Milano, 1839); varianti di questo appellativo sono da considerarsi la forma dialettale ‘Slaréna’ e quella di ‘Cellerina’ utilizzata da studiosi più vicini a noi (Di Rovasenda, 1877; Dalmasso, 1909) per tradurre i termini dialettali indicanti questo vitigno; questa prima denominazione, con le sue varianti (tra cui quella maschile Cellerino), potrebbe derivare da ‘Gelarina’ o da ‘Sellerina’, entrambi nomi attestati in Oltrepò pavese nel XIX secolo (Comm. Amp. Pavia, 1884). L’altra forma tuttora attestata nella piana di Alessandria è quella riferibile alla traduzione ‘Cenerina’ delle forme dialettali ‘Sinréna’ e simili, e che farebbe riferimento alla pruinosità dell’acino. Sotto questa denominazione la nostra cultivar non va confusa con l’omonimo vitigno Cenerina appartenente al germoplasma della provincia di Trento e già sinteticamente descritto (Iacono et al., 1999). Il vitigno è stato inoltre reperito sotto la denominazione ‘Balsamina’ presso Agliano Terme (AT).
 
Situazione attuale
La Slarina è un vitigno la cui attuale diffusione interessa primariamente i terreni acidi e ferrettizzati della piana compresa tra Alessandria, Novi Ligure e Tortona (area detta tradizionalmente “Fraschetta di Alessandria”). La presenza di questa cultivar si estende inoltre ai terrazzi alluvionali di diversa età che affiancano i fiumi del Piemonte Sud-orientale.
Caratteristiche agronomico-produttive
La Slarina è apparsa essere un vitigno di medio vigore, con un portamento dei germogli semi-eretto ed ordinato. La fertilità è discreta, leggermente ridotta a livello delle gemme basali. Per contro è molto abbondante sui rami anticipati. La tradizionale forma di allevamento a spalliera con una potatura mista di tipo Guyot è adeguata alle caratteristiche del vitigno e consente una produzione ad ettaro più che accettabile. Gli internodi sono di media lunghezza.
La produttività della Slarina è media, ma un poco incostante. Il grappolo è di dimensioni medie, allungato e generalmente spargolo, mentre l’acino è piuttosto piccolo, con buccia resistente. La capacità di accumulare zuccheri è più che buona, ed i mosti si caratterizzano per una moderata energia acida ed una netta prevalenza dell’acido tartarico sul malico.
E’ in generale un vitigno molto rustico, resistente ai parassiti; presenta abbastanza frequentemente acinellatura dolce. I grappoli sono resistenti agli attacchi di muffa grigia e, una volta staccati dalla pianta, si conservano agevolmente senza andare incontro a marciumi.
Quanto agli aspetti fenologici, la Slarina attraversa tutte le fasi di sviluppo e di produzione in epoche considerabili come medie tra gli altri vitigni.
Caratteristiche enologiche
I vini si presentano di colore vivace e di buona intensità, equilibrati nelle loro componenti: alcolicità buona o anche elevata, acidità titolabile talora decisamente contenuta, ma forza acida sempre sufficiente, buona struttura e persistenza gustativa. I descrittori olfattivi utilizzati con maggiore frequenza sono stati: speziato, costante in tutte le annate, frutta essiccata, bacche, mentre in minor misura sono stati percepiti anche sentori riferibili ai termini fumé e geranio, ciliegia e liquirizia che conferiscono ai prodotti ottenuti una notevole tipicità.

 

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