Malvasia moscata
Testo e Foto: C.N.R - I.V.V. Anna Schneider, Stefano Raimondi
Sinonimi
Il nome Malvasia bianca è quello impiegato nel Torinese per definire questa varietà e Malvasia bianca di Piemonte ne era la principale denominazione storica; i sinonimi attuali con cui questo vitigno è presente sul territorio piemontese sono quelli di Malvasia greca, impiegato maggiormente nell’Alessandrino, e di Moscato greco, utilizzato principalmente nel Monferrato astigiano e casalese. Più raramente si è riscontrato anche il nome di Greco o Grec e quello di Moscatella. Nel Tortonese, mentre un tempo era attestato il popolaresco nome di Uva caccarella (dovuto presumibilmente alla deliquescenza della polpa), ora viene da alcuni indicato con il fantasioso nome di Mosella. |
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Storia e situazione attuale La presenza in Piemonte di uve “Malvasie” è attestata dal 1468, quando negli statuti di Mondonio (ora comune di Castelnuovo Don Bosco, AT) si fissano le pene per quanti avessero rubato le uve di “moscatelli, rinasii, vernace [...] et marvaxie”. Nella sua “Della eccellenza e diversità dei vini...” (1606) G.B. Croce, dopo aver parlato del Moscatello nostrale, presumibilmente il Moscato bianco, dedica un paragrafo alla cultivar: “Malvasia similmente nostrale fa l’uva longa, e folta, con grani longhi: è buona da mangiare, e da far vino, qual riesce dolce, & del sapore dell’uva.”. Il conte di Rovasenda (1877) riporta le varianti nel nome con cui questo vitigno era coltivato in Piemonte, negli stessi luoghi dove ne oggi sono ritrovate tracce di coltura: Malvasia bianca di Asti, Malvasia bianca di Piemonte, Malvasia gialla, Malvasia greca. Malgrado la contrazione nell’utilizzo di questo vitigno sia dunque un fatto già avanzato a fine ‘800, quando ormai si andava affermando in Piemonte il Moscato bianco. A fronte di questa riduzione nella coltivazione in Piemonte, questa Malvasia ha trovato un nuovo spazio in California, dove è probabilmente giunta insieme ad emigranti piemontesi. Qui ha conquistato un posto di una certa importanza nella produzione di vini utilizzati come base spumante o in taglio allo Chardonnay per innalzarne il tenore aromatico o, infine, per la produzione di vini da dessert (Verdegaal, 2003). |
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Caratteristiche agronomiche La fertilità della Malvasia moscata è risultata di scarsa entità in tutte le zone di sperimentazione rispetto ai vitigni di riferimento, con una distribuzione che vede un numero medio di infiorescenze inferiore alla media fino alla quarta, quinta gemma del capo a frutto; da tali dati emerge che per questo vitigno è consigliabile una potatura piuttosto lunga, in modo da poter sfruttare il suo potenziale produttivo. Le gemme dello sperone sono generalmente poco fertili. Quanto alle caratteristiche agronomico-produttive, la Malvasia moscata si delinea come un vitigno di buon vigore, caratterizzato da un peso medio del grappolo elevato, che tende a compensare la ridotta fertilità. L’accumulo di zuccheri è sempre soddisfacente e paragonabile a quello del Moscato bianco. Anche la composizione analitica dei mosti è simile a quella del Moscato bianco: pur con una dotazione in linalolo generalmente un poco inferiore, il tenore complessivo dei composti terpenici è elevato nella Malvasia moscata e di altre sostanze aromatiche paragonabile a quello del Moscato bianco. La sensibilità alle malattie fungine è media, benché una maggiore predisposizione agli attacchi di oidio ne abbia determinato in epoca ottocentesca la sua graduale sostituzione con il Moscato bianco; peraltro, con le attuali tecniche di contenimento della malattia, questa presunta sensibilità non si è più manifestata. La sensibilità alla Botrytis cinerea e agli altri marciumi del grappolo, nonostante la sua compattezza, è inferiore a quella del Moscato bianco, forse in virtù dello spessore elevato della buccia dell’acino. |
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Caratteristiche enologiche I vini si sono sempre presentati con profumi intensi e ben caratterizzati, con una prevalenza di note di rosa, miele e fiori di acacia. In talune annate sono state anche evidenziate peculiari note di salvia e limone. Generalmente, al sapore, i prodotti sono risultati molto interessanti, equilibrati e freschi, anche se la struttura non è mai stata particolarmente elevata. Da notare la assenza o la comparsa trascurabile del retrogusto amaro che caratterizza purtroppo negativamente molti vini secchi ottenuti da uve aromatiche di tipo moscato. |